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domenica 1 maggio 2011

PENSANDO I NOSTRI MORTI


Si racconta che un uomo stava mettendo dei fiori sulla tomba di un parente, quando ha visto un altro uomo mettere un piatto di riso sulla lapide a fianco.

Pieno di sdegno, gli chiese:

Lei pensa che il defunto verrà a mangiare il riso?

L'interpellato rispose in fretta:

Con certezza assoluta. Nello stesso momento in cui il suo verrà ad annusare i fiori.

Il dialogo sembrerebbe aggressivo. Ma ciò che appare è la mancanza di rispetto che abbiamo gli uni con la forma di pensare e agire degli altri.

Siamo sempre pronti a criticare, e non ci diamo conto di quante volte noi stessi siamo sciocchi in certe nostre attitudini.

Critichiamo una persona perché mette degli alimenti sul tumulo, perché abbiamo la certezza che, quello che ha fatto la dogana della morte, non li userà.

Tuttavia, non prendiamo in considerazione che noi stessi accendiamo candele e offriamo fiori.

È da chiederci: cera bruciata illuminerà il cammino della coscienza di chi si trova nella Spiritualità?

Il profumo dei fiori che lasciamo sulla tomba arriverà fino a dove c'è l'anima, dicendole che la ricordiamo?

La nostra ignoranza la dimostriamo anche in rapporto a culture differenti dalla nostra.

Perché alcuni pongono alimenti sui tumuli, mentre altri accendono candele e offrono fiori?

Perché alcuni vanno alla tomba dei loro cari per pregare, a volte, venendo da molto lontano per rendergli omaggio?

Perché molti altri vanno nei cimiteri solo per pulire e sistemare il tumulo e pregano nelle loro case, nelle loro chiese?

Perché certi onorano la morte e altri cantano l'Immortalità?

Tutto questo succede perché gli uomini, sulla Terra, si trovano in fasi evolutive diverse gli uni dagli altri.

Alcuni di noi portano con sè l'atavismo di epoche passate, quando gli antichi pensavano che si dovevano ai morti tutte le attenzioni che si avevano come quando erano sulla Terra.

Perciò, li alimentavano periodicamente, offrendo dolci e bevande sui loro tumuli, che avevano posti propri per questo.

Alcuni, liberi da queste tradizioni, onoravano la morte con altri adorni.

Finalmente, altri di noi, avendo ascoltato la voce del Pastore della Galilea, che è risorto dalla morte, testimoniando l'Immortalità dello Spirito, pensiamo che chi muore, continua vivo e attivo.

Abbiamo imparato che lo Spirito soffia dove vuole, come ha detto Gesù, e così comprendiamo che non è imperioso andare nei cimiteri a dialogare con i nostri morti.

Il dialogo avviene attraverso il pensiero, ed i fili sublimi dell'orazione sono il miglior scambio.

Come la scala biblica di Giacobbe, dove gli angeli salivano e scendevano dal cielo sulla Terra, inviando le nostre vibrazioni di nostalgia, i nostri abbracci spirituali, ricordandoli, nelle immagini vive della nostra mente.

E, tranquilli, ci incontriamo con loro, durante il sonno fisico che ci ricupera le forze.

Andiamo al loro incontro, raffreddiamo un pò la grande notte della nostalgia e auguriamoci che fra poco ci incontreremo, un'altra volta, nella Spiritualità.

Tutto risiede nella comprensione di ciascuno.

Perciò, rispettiamo quanto alla morte, le manifestazioni diverse dalle nostre.

Ma, da parte nostra, continuiamo a mostrare che siamo i discepoli del Maestro dell'Immortalità, Gesù Cristo, che ci ha dato una tomba vuota, perché Lo ricordassimo sempre glorioso, nella ressurrezione dello Spirito immortale.



Redazione del Momento Spirita.
Il 13.08.2010.

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